Samurai in pillole – Capitolo 1

Cosmo… In una galassia lontana, lontana. In un tempo remoto, remotissimo, il Mega-Dio-Acala, dio della guerra e dello sterminio, ha sigillato in uno scrignetto di Pandora il modo per salvare tutti i mondi! Lo scrignetto è invero un cubo e servono sette chiavi per aprirlo. Sette chiavi quanti i vertici del cubo. “Ma maestro” osserva il gattocane Doruma, “i vertici di un cubo sono otto! Serviranno otto chiavi!”. “Taci” proclama il di lui maestro “è un mezzo esakaidecaedro, ma per farlo capire a te che sei ignorante, l’ho chiamato cubo. Si chiama brachilogia.”. “Comunque…” rifà il  gattocane “Perché un dio della guerra dovrebbe voler salvare tutti i mondi?”. “Perché se i mondi fossero distrutti non ci sarebbe più nessuno a voler fare la guerra!”. “Ah e perché si chiama scrignetto di Pandora?! Se lo ha costruito Acala, non sarebbe meglio scrignetto di Acala? Chi è Pandora? E’ una cosa tipo Lunatic Pandora?”. “Fai troppe domande! Lavori per caso per quei miscredenti della Gazzetta del Samurai?!” Il gattocane si zittisce. Adesso è il momento di un’epica battaglia. Nello spazio volano balene e tartarughe cosmiche, stile Starfinder, poi whoosh, swiiish, swooom. Un combattimento tra due cyborg-samurai. Ma a cosa stiamo assistendo?! Ah, è un videogioco. Meno male, temevamo lì per lì che Kishimoto si fosse scatenato fin da subito in qualcosa di sconclusionato tipo il finale di Naruto. Per fortuna si trattava solo di un giochino a cui giocava Hachimaru.

Lo stesso Hachimaru, un bimbetto fragile e malconcio, è talmente sconvolto dalla trama che in preda alla frenesia batte la mano contro uno spigolo aguzzo di acciaio rinforzato. Può darsi che se la sia rotta, mannaggia agli spigoli non a norma UE. Entra in scena il padre: “Cattivo Hachimaru! Basta con questi videogiochi che ti friggeranno il cervello. Devi iscriverti a Faccebocche come noialtri e passare le giornate lì!”

Parte un battibecco padre-figlio nel quale solo Kishimoto si identifica. Il padre dice che va a prendere le sigarette, Hachimaru commenta che spera che non torni e in tal caso non lo farà cercare dalla Sciarelli. Il giorno prima lo incolpava perché non avesse fatto abortire sua madre, se non fosse nato sarebbe stato meglio. Ora invece deve vivere attaccato ad un enorme macchinario a vapore e bere solo cibo liquido, per via delle allergie. Come-cosa?! A cosa sarebbe allergico? Al cibo solido?!

La trama prosegue col padre che se ne va da un banda di balordi a recuperare un qualcosa, per 200 milioni di Yen. Ossia 1,6 milioni di euro, che nel 2500, a causa dell’inflazione, equivalgono a circa 6,95 euro di oggi. Difatti quello che gli hanno procurato è un palletta rubata ad uno scarabeo stercoraro. Li raggiunge giusto nel mentre stanno avendo un regolamento di conti di quartiere con un tizio. Per calmare le acque tira fuori una pistola e comincia a gridare. Il Capo-Balordo, colto da smania competitiva, comincia ad amputarsi parti del corpo, per far vedere che ricrescono da se. Può anche viaggiare nello spazio senza una tuta. Ha anche tre gambe all’occorrenza. Il padre non vuole sentire altro, non può competere con la terza-gamba-cyborg modello XP20-XS, ma prima che possa tornare da suo figlio il Capo-Balordo lo ferma. Il padre ha una chiave, una chiave per la Spada-Vampira!

Nel frattempo Hachimaru ha organizzato un santuario madonniano tipo anziane di Sperlinga e sta pregando che il padre torni sano e salvo. Il suo cane-elettrico, che dopo l’ultimo aggiornamento miagola, gli porta quella che sembra un’enorme bambola Doruma, che però si rivela essere il gattocane dell’inizio…Che si chiama per l’appunto Doruma. Ma è quello del videogioco! No aspetta… Allora non era un videogioco?! Allora era tutto vero?!

Hachimaru non ha tempo di riprendersi, assieme a noi altri, che il Capo-Balordo piomba su di loro e dice di voler aprire il suo cuore… Con una chiave. Il Capo-Balordo gli consegna una spada: appena finirà di aprire il suo cuore dovrà suicidarsi con quella spada. Se non lo farà ucciderà suo padre! Il gattocane non fa niente, tutti aspettano. Hachimaru li guarda. Mi devo ammazzare sul serio? Vabbe’, proviamo, peggio di così non può andare.

E si ammazza. Ma poi risorge con un corpo nuovo, tipo Osiride o Gesù, ma in meno giorni. Anziché volare in cielo corca di botte il Capo-Balordo e fa un upgrade al cane-elettrico che ora diventa un meta-cane-elettrico. Il padre torna salvo e seguono abbracci e baci, festa per tutti.

Il gattocane Doruma preannuncia che adesso dovrà partire a cercare altre 6 chiavi, quindi il viaggio ha appena avuto inizio.

Samurai uno, due, tre, 4, 5, 6, sette, otto, biscotto

In attesa dell’uscita di Samurai 8: Hachimaruden vediamo quante altre storie di samurai numerati ci sono state e a quante Kishimoto potrebbe aver preso ispirazione.

Anzitutto cominciamo dal numero. Già me lo immagino Kishimoto, lì che si arrovella la mente su come chiamare la sua nuova opera. Parla di Samurai, quindi sarebbe bello Samurai qualcosa, si sarà detto. Ma cosa?

Samurai 1? Uhm… Un po’ insulso e presuntuoso allo stesso tempo. Tipo il primo samurai, oppure l’unico samurai. Inoltre darebbe l’idea che ce ne fosse uno solo, oppure che la storia vertesse attorno alla ricerca del Samurai, con la S maiuscola.

Inoltre c’è già un film, chiamato Samurai I: Musashi Miyamoto, risalente al 1954, opera di Hiroshi Inagaki. Questo in particolare fa parte della cosiddetta trilogia del samurai, che include anche Samurai II: Duel at Ichijoji Temple (1955) e Samurai III: Duel at Ganryu Island (1956). Quindi il 2 e il 3 sono ugualmente già “bruciati”. Perché se è vero che Kishimoto prende ispirazione a mani aperte da destra e sinistra, allo stesso tempo vuole fare un’opera nuova (almeno nel titolo!).

Inoltre dalla saga ha già preso ispirazione Tarantino in Kill Bill, rievocando Samurai III sia nella scena del combattimento tra Beatrix e O-Ren (quando si fronteggiano e poi corrono parallelamente), sia nello scontro finale con Bill che invita ad un duello sulla spiaggia. Quindi niente da fare.

Samurai 4? Il quattro è meglio evitarlo, per i giapponesi porta sfortuna, dacché suona come shi (死 – morte) e quando possono preferiscono pronunciarlo come yon. Certo potrebbe rappresentare le quattro vie dello sviluppo spirituale nel buddismo, oppure ricordare i Quattro Hitokiri di Bakumatsu (幕末四大人斬り), quattro samurai rivoluzionari (forse sarebbe meglio dire reazionari) del periodo Bakumatsu (dal 1853 al 1867). Ma meglio evitare… Poi quattro cosa sarebbero? Quattro protagonisti? Troppo pochi, la storia finirebbe subito.

i quattro samurai nell’omonimo film del 1969

Samurai 5? Beh ci sono già i più famosi Cinque Samurai quindi sarebbe un po’ ridicolo, specialmente se ci dovessero essere 5 protagonisti e 4 antagonisti. A parte le pallette esplosive e le eventuali armature tecnologiche (ma per ora non se ne sono viste) meglio lasciar perdere.

Samurai 6? Dai che il 6 è un bel numero, non lo avranno mica già preso, vero? Aspetta ci sono i Sei Samurai (六ろく武ぶ衆しゅう Roku Bushū), come archetipo in Yu-Gi-Oh! Allora meglio evitare anche questi, non sia mai che poi uno googla samurai 6 e gli esce un gioco anziché il nuovo massimo capolavoro possibile ed immaginabile del mondo dei manga. Passiamo subito oltre…

Samurai 7? Il sette è proprio un bel numero, ma c’è già il celeberrimo film di Akira Kurosawa. Inoltre nel 2004 c’è stato anche un anime girato per celebrare il cinquantesimo anniversario dall’uscita del film del 1954 e chiamato per l’appunto:  Samurai 7 (サムライセブン Samurai Sebun). Quindi anche a volerlo niente da fare, sebbene alcuni spezzoni del trailer possano ricordarci quest’ultima opera d’animazione.

inquadratura del taglio e saette nel mezzo

Inoltre Samurai 7 riprende la storia del film originale in chiave fantascientifica, ambientando le vicende in un non meglio definito futuro di robot e samurai, qualcosa da cui Kishimoto avrà certamente potuto prendere spunto.

A questo punto mi immagino un assistente fantozziano del grande maestro che gli si avvicina con dei suggerimenti: allora sire… facciamo Samurai 9! No, il nove ku (九) porta iella quanto il quattro dal momento che suona come ku (苦 – agonia, sofferenza o tortura). Allora Samurai 10, suona bene! No, ricorda un’opera di Jean-François DiGiorgio. E Samurai 11? E’ il nome di un film del 1967 di Eiichi Kudo. Magari Samurai 12? 12? Come le dodici case dello zodiaco, come i 12 cavalieri d’oro, come Tribal 12, 12 Sai, come i 12 mesi dell’anno, le 12 porte del paradiso, gli apostoli, i profeti, le 12 stelle dell’Unione Europea, come la dozzina di uova che si comprano al mercato, come il grado di Gran Maestro Architetto?! Quel 12 lì? Sì, mio sire, non le piace? No. Allora… potremmo usare Samurai 13? No, c’è già il film i 13 Assassini del 2010, diretto da Takashi Miike, inoltre per alcuni il 13 porta sfiga, quindi non voglio rischiare di perdere vendite in paesi meno superstiziosi del Giappone. Né Samurai 13Samurai 17. Samurai 14? Macché, 14 personaggi da trattare diventano un po’ tanti.

E così, dopo un lungo riflettere eccoci a Samurai 8. Otto (八) è anche un numero fortunato, secondo i giapponesi, perché la forma ricorda prosperità e crescita. Stando subito dopo il 7 ricorda i Sette Samurai, quasi a voler essere una specie di loro erede spirituale nel mondo dei samurai, e via discorrendo (e certamente non mancheranno omaggi e citazioni).

Immagino Kishimoto a questo punto soddisfatto della scelta. Inoltre scrivere la storia di 8 personaggi non dev’essere così arduo. Si può fare.

Cosa ne verrà fuori lo scopriremo solo leggendo.

Aspettando l’uscita di Samurai 8: Hachimaruden

Il prossimo 13 maggio, con il numero 24 del Weekly Shonen Jump, dovrebbe debuttare Samurai 8: Hachimaruden, la nuova opera del buon Kishimoto, disegnata da Akira Okubo.

Qualche giorno fa è uscito un breve capitolo introduttivo, di 4 tavole in tutto, dove vediamo un ragazzino che siede assieme ad un animaletto domestico sull’engawa (縁側 – quella che potremmo chiamare veranda delle classiche case giapponesi) e osserva il cielo notturno in attesa di una stella cadente.

Il suo piano è quello di esprimere un desiderio, nella solita situazione da confessionale al Grande Fratello a cui ci aveva abituati Naruto, comprendente la seguente, modica e ponderata, quantità di richieste: un giorno vorrebbe assaggiare sushi, tempura (tipicamente verdure fritte), shabu-shabu (carne e verdure servite con diverse salse), unaju (pesce coperto di salsa e riso) e takoyaki (polpette fritte di polpo); non contento delle richieste culinarie vorrebbe avere almeno un’allergia di meno (tipo no all’allergia al tiglio, sì a quella a Valsoia), vorrebbe che il cibo liquido avesse un sapore migliore (il soylent tutto insapore ed incolore gli ha rotto veramente la stampella), non aver paura di aghi e punture, ma soprattutto di non dover camminare più con la stampella.

Più che ad una stella cadente, probabilmente avrebbe dovuto rivolgersi alla stella di Betlemme. Perché tutti questi desideri siano esauditi promette infine di essere buono! Buono? Che si sia ridotto così per la sua perversione morale? Nel futuro infatti i giovani sono insediati dalla catena di giornaletti porno delle Kaguya Industries, che li traviano con oscenità e devianze sessuali.

Il ragazzo stesso si rende conto che forse la stella non potrà esaudire tutti questi desideri, per cui decide di riformularli tutti in un’unica domanda: vorrei essere un samurai! Avere una katana nella mia collezione ed un amico vero, non uno virtuale, con cui poter giocare!

Detto fatto stringe le mani forte forte e strizza gli occhi, mentre la stella schizza in cielo, sperando che il suo desiderio si avveri.

Come andrà a finire e se la stella esaudirà il suo desiderio, oppure se ad esaudirlo sarà il demonio-Kishimoto (occhio a ciò che chiedi!) lo scopriremo solo leggendo il manga, ma già da qui si possono dedurre alcuni fatti che preannunciano succulenta questa nuova opera.

Anzitutto lo stesso Kishimoto, già prima che Naruto finisse, aveva detto che gli sarebbe piaciuto scrivere un racconto fantascientifico, e già la sua opera era intrisa di vari spunti presi dal genere. D’altronde egli stesso aveva più volte citato Star Wars oppure Akira, per non parlare di tavole di Naruto ispirate a film quali Elysium dove appunto si fondevano fantascienza e samurai. (si guardino qui gli innesti meccanici sul ragazzo)

In secondo luogo ritornano forti, fin da queste primissime tavole, i temi cari a Kishimoto:

  1. la solitudine: il protagonista si sente solo in un mondo evidentemente distopico (dove il sushi non è alla portata di chiunque e dove si beve cibo liquido insapore)
  2. l’amicizia: il protagonista è solo (come lo era Naruto) ed in cerca di un vero amico (chissà se anche questa volta sarà quel genere di amico!)
  3. realizzazione (dei propri desideri): proprio come Naruto voleva diventare hokage, lui vorrebbe diventare un vero samurai

Dunque tutto lascia presagire che possano tornare anche tutti gli altri temi già affrontati ampiamente in Naruto e francamente per alcuni non vedo l’ora, perché comunque, nel bene o nel male, sono stati insoliti e fuori dal comune nella produzione degli shonen.

D’altro canto confido che, forte degli errori del passato, non ci ripropini alcune martellate quali:

  1. la redenzione a tutti i costi
  2. le donne kishimotesche che sbavano appresso al pene impossibile
  3. le donne non-kishimotesche per forza violente
  4. il potere ultimo e definitivo che rischia di distruggere tutto il mondo
  5. Hinata

Queste cose spero proprio di non rivederle, anche se diabolicamente ci conto un po’, se no su cosa avrei da fare polemica?